LA PROPOLI

Il termine propoli viene dal greco pro, che vuol dire davanti, e polis, la città. È un materiale utilizzato come malta per ridurre o adattare la dimensione delle aperture dell’alveare in funzione delle condizioni climatiche.

Col nome propoli si indica tutta una serie di sostanze resinose, gommose e balsamiche, di consistenza viscosa, raccolte dalle api su alcuni vegetali (essenzialmente gemme e scorza di certi alberi), che esse portano nell’alveare ed elaborano parzialmente, mescolandole a secrezioni proprie (soprattutto cera e secrezioni salivari).

Le principali essenze (cioè specie arboree) produttrici di propoli sono delle conifere (pino, abete, peccio), molte specie di pioppo che sembrano essere la principale materia prima e poi ontani, salici, ippocastani, betulle, susini, frassini, querce, olmi.

Nell’alveare, la propoli ha molti usi. È un materiale che serve a riempire, otturare, rinforzare i favi o le parti difettose. È una sorta di vernice disinfettante posta in strati sottili nelle cellette prima della deposizione delle uova da parte della regina, o a mo’ di intonaco, per levigare le pareti interne. Serve anche a mummificare gli intrusi morti evitandone la decomposizione, quando sono troppo grossi per essere portati fuori dall’alveare dalle api stesse.Propoli ricavata dal melario

Composizione

La propoli raccolta nell’alveare è complessivamente composta come segue:

  • resine e balsami: 50 – 55%
  • cera: 30 – 40%
  • oli volatili o essenziali: 5 – 10%
  • materie diverse: 5%

La propoli contiene anche molti altri elementi, come acidi organici, molti flavonoidi, oligoelementi, molte vitamine.

La tintura di propoli viene anche utilizzata per curare lievi malesseri di stagione (mal di gola, raffreddore ect)