APICOLTURA

L’ALVEARE DIVISIBILE

L’arnia si può definire come l'”unità abitativa” costruita dall’apicoltore per accogliere una colonia di api. L’alveare è uno sciame di api all’interno di un’arnia. Un insieme di alveari costituisce un apiario.

Nel XIX e nel XX secolo, l’approccio scientifico all’apicoltura e la ricerca in direzione di un’apicoltura razionale hanno consentito di mettere a punto degli alveari moderni, caratterizzati da favi mobili, di dimensioni precise e standardizzate.

I favi mobili consentono di intervenire nell’alveare senza distruggerlo, sia allo scopo di effettuare controlli di tipo sanitario che allo scopo di raccolta dei prodotti dell’alveare. Costruiti dalle api, uno a uno, possono essere facilmente estratti e rimessi a posto. Questi favi possono essere sia costruiti su telai preparati dall’apicoltore, sia sospesi a barre o barrette sulle quali l’apicoltore ha disposto degli abbozzi di favi. Esistono due grandi famiglie di alveari:

  • quelle che crescono per elementi standard sovrapposti verticalmente, dette alveari divisibili;
  • quelle che crescono per aggiunta di telai affiancati a quelli già sul posto, e sono gli alveari orizzontali.

Le dimensioni degli alveari verticali variano in funzione del numero di elementi impilati, quelle orizzontali hanno sempre lo stesso aspetto, all’esterno, ma hanno all’interno spazio sufficiente per accogliere favi supplementari al momento della crescita della colonia.

Le arnie portano spesso il nome del loro inventore.

Quelle verticali a telaio più comuni in Francia sono le Dadant, Langstroth e Voirnot; la prima è la più presente in Europa, e la sua versione italiana, standardizzata nel 1932, e ancora oggi prevalente nell’apicoltura nazionale, sia pure con successive evoluzioni, si chiamò Italica-Carlini.Telaini Langstroth

Il vero inventore del telaino era stato comunque il pastore americano Lorenzo Lorraine Langstroth, originario del Massachusetts, che nel 1851 aveva scoperto il passo d’ape o spazio d’ape, cioè quello spazio di ampiezza fissa (9, 5 mm) da lasciare tra coprifavo e portafavo e tra i montanti dei telaini, che era sufficiente e necessario perché le api non fissassero alla parete e al tetto i favi: nello spazio così lasciato libero le api non costruirono né favi né ponti, il telaio diventò veramente mobile, e non fu più necessario distruggere i favi per estrarne i prodotti.

La scoperta di Langstroth fu determinante per tutti i modelli successivi di favi mobili.

Gli alveari Warré e Climatstable sono anch’essi di tipo verticale, divisibili, ma utilizzano solo le barrette portafavo, senza fogli cerei di avvio, e sono destinati prevalentemente all’apicoltura ecologica.

Tra gli alveari orizzontali a telaio vanno citati quelli messi a punto da De Layens e perfezionati da Jean Hurpin. Attualmente suscita vivo interesse, sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, l’alveare a barre portafavo, (hTBH) adatto alle regioni calde, e di basso costo.

Alveare divisibile a telaini mobili

L’alveare divisibile tipico è costituito da un numero variabile di casse impilate, aperte sopra e sotto.

Questa pila poggia su un telaio sporgente da un lato a formare un balcone, detto telaio di volo. Questo balcone costituisce la porta d’accesso delle api.

  • La prima cassa si chiama corpo dell’alveare. Esso costituisce il dominio proprio e privato delle api dove vivono e si sviluppano le larve: tutto ciò che vi viene deposto appartiene a loro, e contiene le provviste consumate dalle api e sufficienti a che la colonia possa svernare.
  • Le casse successive sono i melari: qui le api depositano parte del miele ma sono queste il dominio dell’agricoltore, che egli toglie periodicamente per estrarre il miele e le rimette vuote.
  • Il tutto è sormontato da un coperchio detto coprifavo e, per finire, da un tetto per riparare dalle intemperie.

Il corpo e il melario contengono dei telaini sospesi verticalmente nei quali le api costruiscono i loro favi: i telaini come s’è detto sono mobili, e l’apicoltore può estrarli dall’alveare uno ad uno, in modo da sostituirli al bisogno, o cambiarli di alveare, o verificare lo stato della colonia. I vari modelli di alveare si distinguono per le dimensioni e il numero dei telaini.