APICOLTURA

STORIA APICOLTURA

Il miele viene utilizzato da MOLTI anni, circa 12.000.

La raccolta del miele è attestata dalla pittura rupestre della «cueva de la Araña» (la grotta del ragno) che si trova presso in Spagna, presso Valencia. Spuo’ vedere un uomo appeso a delle liane che porta un paniere per contenere la raccolta, con la mano infilata in un tronco d’albero alla ricerca del favo di miele.

Non si sa con precisione quando l’uomo imparò ad allevare le api. Tuttavia l’apicoltura era un’attività normale durante l’Antico Regno d’Egitto, 2400 anni prima di Cristo: scene di raccolta e conservazione del miele sono raffigurate in rappresentazioni riportate alla luce nel tempio del re della quinta dinastia  Niuserra a Abusir.

Il primo apiario nacque probabilmente raccogliendo uno sciame allo stato selvatico. Più tardi, man mano che si padroneggiarono le tecniche di “accasamento” delle api, comparvero i primi alveari artificiali, fatti probabilmente di tronchi cavi o di scorza di sughero.

  • Raccolta del miele nella pittura rupestre di Valencia
  • Api in un gioiello di Malia (Creta, circa 1600 a.C.)
  • Ape in un rilievo egiziano

Nella storia dell’apicoltura, particolare importanza riveste l’arnia in cesta di paglia o di vimini, che veniva impermeabilizzata con una copertura in creta o in creta e sterco. In questo caso si richiama l’attenzione sull’uso greco di porre i cesti rovesciati verso l’alto con una serie di legnetti ed una copertura di pietra o di corteccia. In tale caso i favi venivano spesso costruiti dalle api appesi ai legni mobili posti superiormente e la sfasatura delle pareti, analoga a quella naturale dei favi, non provocava la saldatura alle pareti tipica altrimenti di questi “bugni villici”: erano le antesignane delle arnie moderne a favi mobili. Si afferma poi sicuramente un tipo di arnia o “bugno villico”, costituito da quattro assi poste a formare un parallelepipedo vagamente piramidale con un imbocco leggermente più piccolo rispetto alla parte terminale. Quest’ultima veniva chiusa da uno sportellino rimovibile. L’origine di tali ricoveri per le api si perde nei secoli e il loro utilizzo, in maniera quasi immutata, è continuato fino a qualche decina di anni fa. L’uso e l’allevamento delle api è comune a molte culture: da quella egizia, che li ha effigiati nelle decorazioni tombali, a quella greca e romana, che inseriva con sapienza il miele nella propria alimentazione, codificandone l’uso gastronomico. Virgilio, nelle “Georgiche” descrive le tecniche apistiche. Il miele è poi citato anche nelle religioni ebraiche e musulmane dove “fiumi di latte e miele ristoreranno i guerrieri morti valorosamente per la fede”. In tutta Europa, nel diradarsi della cortina che avvolge l’alto Medio Evo, troviamo gli evidenti segni di rinascita e razionalizzazione dell’agricoltura, tramite l’opera degli ordini religiosi monastici. Il binomio apicoltura e religione poi, per vari motivi, rimane sempre una costante fino ai nostri giorni. Non bisogna infatti dimenticare, ad esempio, che la cera vergine rappresentava la materia prima delle candele che rischiaravano i luoghi di culto (da alcuni decenni si utilizzano candele bianche in paraffina e stearina).

Alla fine del Settecento risalgono alcuni trattati di Anton Janša. Nell’Ottocento, in tutto il mondo, il settore apistico registra un fermento nuovo, una storica rivoluzione. L’arnia in paglia con favi mobili di tipo greco aveva ispirato nel corso dei secoli alcuni sviluppi verso l’arnia razionale, ma si erano tutti arenati. Nel 1851 Lorenzo Langstroth fa proprie alcune esperienze precedenti ed inventa il favo mobile. Apre una strada. È tutto un pullulare di invenzioni, molte delle quali abortiscono o non vengono raccolte, ma altre determinano in pochi anni un’autentica rivoluzione, che porta all’arnia moderna. A differenza dell’arnia di antica concezione, la nuova struttura è costituita da un modulo base contenente favi mobili e un sistema modulare di melari, contenenti favetti, sempre mobili, per il periodo di raccolto. Ma le invenzioni non si limitano alle arnie: nel 1857 sono i fogli cerei, e nel 1865 lo smielatore centrifugo. Nasce la moderna apicoltura. Ci vorrà quasi un secolo però per soppiantare completamente i bugni villici e l’apicoltura di tipo più tradizionale.