APICOLTURA

LA COMUNICAZIONE TRA LE API

Tra gli insetti sociali la comunicazione riveste un’importanza particolare: è il fattore di coesione di coordinamento delle azioni del gruppo. Le api comunicano per contatto (attraverso il contatto delle antenne), per via chimica (attraverso l’emissione di feromoni), e attraverso le danze.

Il contatto delle antenne

Le api controllano aspetti importanti del loro comportamento sociale attraverso l’antenna destra. A scoprirlo è stata una ricerca condotta da Lesley J. Rogers, Elisa Rigosi, Elisa Frasnelli e Giorgio Vallortigara, direttore del Centro interdipartimentale Mente/Cervello dell’Università di Trento a Rovereto, i quali hanno dimostrano per la prima volta che anche nelle api esiste un fenomeno di lateralizzazione del sistema nervoso legato al comportamento sociale.

Per testare l’ipotesi che la lateralizzazione dei gangli nervosi delle antenne coinvolgesse anche i comportamenti sociali, i ricercatori hanno asportato una delle due antenne ad alcune api, per poi reimmetterla nel loro ambiente e osservarne il comportamento. È risultato che le api a cui era rimasta l’antenna a destra riuscivano a entrare in contatto con le altre più rapidamente di quelle che disponevano della sola antenna sinistra, interagendo in modo maggiormente positivo, per esempio con la caratteristica estensione della proboscide. Gli insetti a cui era stata asportata l’antenna destra erano invece più propense a mostrare un comportamento aggressivo, mostrando spesso il pungiglione e le mascelle alle altre api, anche a quelle del proprio alveare.

Queste osservazioni hanno aperto la porta a studi sull’esistenza di una lateralizzazione legata anche ad altre forme di comportamento sociale delle api, per esempio la danza di comunicazione, che potrebbero avvantaggiarsi da questo fenomeno.

I feromoni

Bottinatrici al lavoro

La ghiandola di Nasanoff è situata sulla faccia dorsale dell’addome delle api, e produce un feromone dalle molteplici funzioni. Serve a marcare l’entrata dell’alveare, o un luogo interessante come fonte di nettare, o un’acqua, o un luogo di sosta provvisorio durante la sciamatura. Per diffondere il feromone, le api espongono il loro addome e muovono l’aria attorno battendo le ali. L’odore del feromone guida le altre operaie.

I feromoni della regina

Avendo un ruolo capitale nella vita della colonia, la regina emette una quantità considerevole di feromoni, di vario tipo. Si distinguono quelli prodotti dalle ghiandole della mandibola, dalle ghiandole addominali e quelli emessi dall’estremità delle zampe. Il feromone mandibolare è costituito da 5 composti che sono attivi solo insieme.

Il feromone mandibolare è sparso su tutto il corpo della regina per contatto con le operaie. Viene rapidamente diffuso nell’alveare attraverso lo scambio di nutrimento, il contatto tra individui e grazie alla sua volatilità. La funzione principale di questo feromone è di inibire l’allevamento delle regine. Quando la regina invecchia la sua produzione di feromone mandibolare diminuisce, e quando muore le operaie costruiscono le cellette reali in vista della sostituzione.

La danza delle api

L’ape comunica la localizzazione, l’importanza e la natura delle sorgenti di nettare attraverso una danza a forma di 8, condotta con differenti ritmi e direzioni a seconda della distanza della fonte di nutrimento dall’alveare.

Fonte a meno di 100 metri

Una bottinatrice che torna all’alveare da un terreno di caccia appena scoperto, situato a 60° in direzione del sole, sale verso i favi e spintona le operaie, inducendole ad assaggiare il suo nettare e a sentire il profumo di cui essa stessa è impregnata. Poi comincia a descrivere dei cerchi concentrici attorno ad una celletta. Conoscendo ora il gusto ed il profumo del nettare e sapendo, da questa presentazione, che esso è posizionato a meno di 100 metri di distanza, le altre operaie ne troveranno rapidamente la fonte, pur non avendo alcuna indicazione sulla direzione.

Fonte lontana

Ape in dettaglio: sono chiaramente distinguibili gli ocelli

In questo caso l’ape si orienta in rapporto alla direzione del sole. Oltre ai due occhi compositi, l’ape dispone, in cima alla testa, di altri 3 ocelli, occhi semplici sensibili alla luce polarizzata, che permettono di trovare il sole attraverso le nuvole. Come nell’altro caso, la bottinatrice punta sui favi, ma inscena una danza differente.

Comincia con un semicerchio, poi si dirige verso il suo punto di partenza seguendo una linea retta; tornata al punto di partenza disegna un altro semicerchio, ma nel senso opposto, ripercorre la linea retta, ricomincia col primo semicerchio e così via. Descrive in questo modo un otto. Quando percorre la linea retta agita l’addome a destra e a sinistra e urta le compagne. La direzione della linea retta indica la direzione della fonte alimentare.

Si immagini un quadrante con al centro l’alveare, e il sole sulla sua verticale. Sul quadrante, l’ape si dirige dal centro verso la fonte alimentare:

  • se questa è in direzione del sole, l’ape si dirige dal basso in alto sulla linea retta;
  • se la fonte alimentare si trova a 30° in rapporto alla direzione del sole, l’ape descriverà una linea retta inclinata di 30° a destra rispetto alla verticale, percorsa dal basso in alto;
  • se la fonte alimentare è nella direzione opposta a quella del sole, il percorso dell’ape sarà dall’alto in basso.

La distanza è indicata dalla velocità della danza: più questa è veloce, più vicina è la fonte.

Così, in 15 secondi l’ape eseguirà 9 o 10 “otto” per indicare una risorsa situata nel raggio di circa 100 m, ne eseguirà 6 per una distanza di 500 m, e solo 2 per 5 000 metri.